In breve
Le zanzare invasive del genere Aedes costituiscono un serio problema per la salute pubblica in tutto il mondo in quanto vettori di numerose patologie di origine virale e non. Originarie dell’areale del Sud-Est Asiatico, si sono oggi diffuse in tutti i continenti grazie al commercio globale ed ai trasporti mediati dall’uomo.
Il progetto STOPTIGRE si svolge sull’isola di Procida dal 2015 ed ha l’ambizioso obiettivo di arrivare ad una eradicazione eco-sostenibile della specie aliena Aedes albopictus, la zanzara tigre asiatica, vettore di numerosi arbovirus.
Il progetto si propone inoltre di contribuire allo sviluppo di nuove modalità di coinvolgimento dei cittadini in attività di ricerca attraverso azioni di Citizen-science e di community engagement, e di sviluppare nuovi strumenti, più accessibili per il grande pubblico, di comunicazione del dato scientifico.
L’isola di Procida ha caratteristiche uniche ai fini del progetto che potrebbero consentire di arrivare, in tempi relativamente brevi, ad una delle prime aree al mondo “zanzara tigre-free” grazie ad approcci “green” e partecipati.
La zanzara tigre asiatica Aedes albopictus
Gli insetti vettori di patologie per l’uomo costituiscono un importante fattore di rischio per la salute pubblica e per lo sviluppo del territorio. Tra le tante specie di interesse sanitario la zanzara tigre asiatica Aedes albopictus ha un ruolo di particolare importanza per la sua capacità di trasmettere gravi patologie di natura virale. In Europa questa specie è stata coinvolta, negli ultimi venti anni, in vari eventi di trasmissione autoctona del virus Chikungunya (Italia e Francia), del virus Dengue (Spagna, Croazia e Francia) e, più recentemente, del virus Zika (Francia). Tale specie esotica invasiva è arrivata in Campania intorno al 2000, a causa dei cambiamenti climatici in atto e della globalizzazione, ed è oggi presente in tutte le aree costiere e sulle tre isole flegree. Secondo recenti previsioni, proprio la zanzara tigre asiatica ed il virus Chikungunya potrebbero nei prossimi anni causare nuovi eventi pandemici, interessando anche l’areale del Mediterraneo1. Tale rischio potrebbe avere un ovvio impatto sull’economia di territori a vocazione fortemente turistica come quelli delle aree costiere della nostra regione. In aggiunta al rischio sanitario, la natura estremamente aggressiva della zanzara tigre e l’alto numero di individui che si possono sviluppare durante la stagione estiva in zone senza nessun controllo attivo, fanno di questo insetto oggi un rilevante problema di fastidio, in grado anche di indurre limitazioni nelle attività all’aria aperta.
La tecnica dell’insetto sterile
La lotta agli insetti dannosi per l’uomo, incluse le zanzare, è stata combattuta fino ad oggi principalmente mediante l’utilizzo di pesticidi chimici. L’impatto negativo che queste sostanze hanno sull’ambiente e sulla salute dell’uomo, il problema dello sviluppo di resistenza ai pesticidi da parte di popolazioni locali di zanzare e l’assenza ad oggi di vaccini contro i virus da esse trasmessi fanno dello sviluppo di pratiche di lotta “green” e sostenibili una urgente priorità, come ha sottolineato recentemente l’OMS2.
Una valida alternativa ai pesticidi per il controllo degli insetti dannosi è rappresentata dalla tecnica dell’insetto sterile o SIT. La SIT è una metodica ecosostenibile che si basa sul rilascio in campo di un grande numero di insetti sterili di sesso maschile della sola specie che si intende combattere i quali, competendo con i maschi presenti in natura per l’accoppiamento con le femmine, portano ad una progressiva riduzione del numero di nuovi individui nati, consentendo di arrivare, in opportune condizioni, anche all’eradicazione. Tale tecnica è stata sperimentata per la prima volta in Europa sull’isola di Procida, contro la mosca mediterranea della frutta Ceratitis capitata, un terribile parassita agricolo diffuso in tutto il mondo, ed applicata per la prima volta contro la zanzara tigre asiatica dal dott. Romeo Bellini del Centro Agricoltura ed Ambiente “G. Nicoli” di Crevalcore, centro di eccellenza europeo per la sua applicazione.
Ad oggi sono in corso in tutto il mondo più di trenta studi pilota di SIT contro zanzare del genere Aedes. Per il successo di tali trial sono considerate premesse essenziali 1) la selezione di un sito di studio adeguato e, eventualmente geograficamente isolato, 2) la raccolta di dati preliminari sulla bionomica delle popolazioni locali di zanzare infestanti e 3) il coinvolgimento attivo della comunità locale3, 4.
Citizen-science e terza missione
Nel 1989, sulle pagine della rivista americana MIT Technology Review, faceva la sua prima comparsa il termine “Citizen-science”, la scienza dei cittadini. La rivista della celebre istituzione di ricerca statunitense raccontava in un breve articolo dell’iniziativa lanciata dalla Audubon Society che, attraverso il coinvolgimento attivo di volontari sparsi in tutto il paese, produsse una mappa dei livelli di pioggia acida sul territorio americano, difficilmente realizzabile altrimenti. Da quel giorno ad oggi la partecipazione attiva dei cittadini in progetti di studio e ricerca è aumentato enormemente, con azioni svolte in campi che spaziano dall’astronomia al monitoraggio di specie invasive, diventando anche uno strumento chiave per il pieno raggiungimento ed il monitoraggio degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Per terza missione si intende l’insieme delle attività con le quali le università entrano in interazione diretta con la società, affiancando le missioni di insegnamento (prima missione) e di ricerca (seconda missione).
L’intuizione alla base della terza missione risale al prof. Clark Kerr, docente di Relazioni industriali a Berkeley e rettore dell’Università della California che, nel 1963, utilizzò il termine “Multiversity” (e non, appunto, Uni) per indicare il cambiamento strutturale
che attendeva le Università: rispetto a un contesto socio-economico in profonda innovazione e cambiamento, secondo Kerr le Università non avrebbero dovuto più restare protette da un involucro di pregio, di ricchezza e di tradizione istituzionale. Al contrario, l’Università avrebbe dovuto mescolarsi con la società, entrare in contatto con il territorio per generare nuove forme di engagement.
Mandato della terza missione è quindi il diffondere cultura e conoscenze ed il trasferire i risultati della ricerca al di fuori del contesto accademico, contribuendo alla crescita sociale e all’indirizzo culturale del territorio. In quest’ottica le iniziative di Citizen-science possono svolgere un ruolo importantissimo in quanto consentono un’interazione diretta tra ricercatori e cittadini. Questo offre non solo ai ricercatori la possibilità di diffondere le proprie competenze e conoscenze ma anche di rafforzare il rapporto di fiducia tra società e comunità scientifica, indispensabile oggi per favorire la trasformazione e la crescita sostenibile della nostra società.